sabato 17 ottobre 2009

COMFORTABLY NUMB


All’inizio questo blog costituiva semplicemente uno sfogo ai miei dubbi sentimentali, l’avevo considerato come una cura.
Sin da adolescente, infatti, ero solito sfogare ciò che mi esplodeva dentro tramite la scrittura.
A rileggerle, quelle righe confuse, trasudano di istintività e lacrime, molto lontane dai “pensieri lasciati a macerare” che state leggendo in questo momento.

Recentemente però il mio interesse per i mezzi di informazione si sta facendo quasi ossessione, il risultato è che le parole hanno poco tempo per sedimentare e finiscono subito sul web.

Ho appena finito di guardare, come ogni giovedì, la trasmissione “Anno Zero”.
Osservandola bene, non mi è sembrata tanto differente da tutti i salotti, pubblici e privati, che animano questo paese.
Piuttosto, ciò che la contraddistingue è una conduzione che non permette troppe sovrapposizioni di voci, urla e schiamazzi, ma piuttosto concede la parola a tutti senza filtro.

Mentre il post precedente parlava del modo di sentire la politica in Italia, una metafora calcistica di fazioni, oggi vorrei spostami a centrocampo.

Attualmente l’opposizione, non riuscendo a proporre un’alternativa credibile, continua a far pendere l’ago della bilancia verso il signor b.

Vedo un’Italia che sta attraversando una crisi alla stessa stregua di un qualsiasi paese che poteva “permettersi” una crisi.

Ci sono nazioni infatti che sono costantemente in crisi.

La maggioranza, qualunque sia, secondo me deve essere sostenuta.
Questo perché l’Italia e gli Italiani, a mio avviso, non riuscirebbero a reggere un cambio di governo.

L’economia soffocherebbe, di fronte al consueto periodo di stallo che serve all’insediamento.
Non dimentichiamo poi il classico momento, in cui il governo entrante dice che i conti pubblici erano falsati e che ci si dovrà rimboccare le maniche, il tutto in un clima di grande scontentezza.

Per tutta l’estate mi è balenata in mente la scena cardine del film “Il Divo”, quella del monologo di Servillo tanto per intenderci.
Per chi non l’avesse ancora visto, consiglio una breve ricerca su Youtube, giusto per avere un sunto dell’immagine prima repubblica italiana.

Ho cercato di immedesimarmi in un mio connazionale della prima repubblica.
Sono un italiano che suda in un’Italia che cresce a vista d’occhio, dove gli investimenti sono moltissimi perché il popolo è ancora da plasmare, da educare al “produci guadagna e compra”.
Carne fresca.

In cima alla piramide umana, c’è un potere centrale che narcotizza.

Un governo che vive di tangenti, di vacche grasse da mungere all’insaputa del popolo.
Un parlamento di politici che non rispetta le leggi, uomini che militano in gruppi e sette segrete che mettono in pericolo la sicurezza dello stato.

Non riesco neanche ad immaginarmi cosa succedesse sotto le coperte di questi personaggi, visto il clima che imperversava e ciò che è venuto alla luce nell’ultimo periodo.

Probabilmente la notizia di una escort a Palazzo Grazioli sarebbe apparsa come una marachella da nulla.

Insabbiata.
Forse la escort sarebbe stata insabbiata anche fisicamente.

Messa a tacere come le collusioni tra stato e mafia, i collegamenti tra i politici e le stragi.

Si stava bene, semplicemente perché la legge era incatenata e i processi venivano condotti dove voleva il governo.
La stampa rimaneva omertosa, oppure non parlava perché le informazioni venivano fatte sparire.
Le aziende non sapevano cosa volesse dire pagare le tasse e il nordest cresceva anche grazie a migliaia di piccole e medie frodi.

Tornando a questo attuale clima di rabbia, credo che avrebbe senso solo se quest’indignazione portasse a qualcosa.

Agire.

Come se questo sdegno servisse a farci camminare a testa alta dopo anni di umiliazioni.

Tanto varrebbe rimanere “piacevolmente insensibili”.
Avremmo un aspetto più dignitoso.
La rabbia da sola non serve a nulla, se non a renderci infelici.
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Ascoltando:
Pink Floyd, The Wall, 1979

giovedì 8 ottobre 2009

LOVE AND HATE


Dopo la notizia della bocciatura del lodo Alfano e le rispettive reazioni dei media, continuo a stupirmi della visione calcistica della politica in Italia.

Mi connetto a Facebook dove gli strilloni delle testate on-line vengono osannati o maledetti a seconda del colore della propria bandiera o degli ideali.
Come se votare PD o PDL ti facesse partecipe della vita politica.

Ci emozioniamo anche di fronte agli exit pool, alle decisioni in parlamento per un gusto tutto egocentrico.
La capacità di disegnare una croce, non ti da il potere ma l’illusione di partecipare ad un ideale.

Io ho sogni, non loro.
Io.

Nella politica e nella storia di questo paese non contiamo nulla, perché non siamo partecipi di questa democrazia che è sempre più vicina ad una dittatura che puzza di marcio da tutti i pori.

Perlomeno un regime assolutista dichiarato, farebbe bene a questa Italia caciarona, questa “Italia Cafonal” come la definirebbe D’Agostino, questa Italia in cui se compri venti quotidiani leggi venti notizie diverse.

C’è odio nelle strade, si urla fascisti e comunisti, avendo perso completamente il senso di queste parole.
Respiro rabbia e quando qualcuno non la pensa come te, viene additato come un ignorante, senza neanche lasciargli il tempo di parlare.

Non abbiamo più il tempo di ascoltare.

Indiscriminatamente a desta e a sinistra ci si arrabbia inutilmente, ognuno crede di avere la pietra filosofale ben stretta in mano.

Si citano frammenti di storia, decontestualizzandoli, perché la storia non la conosciamo più.

Si parla di libertà di stampa, urlandola in piazza, dimenticandoci che forse proprio oggi c’è una pluralità assoluta, libertà che durante gli anni di dominio di democrazia cristiana non si poteva neanche immaginare.

Poco mi importa se Emilio Fede seleziona solo le informazioni che gli interessano.

La televisione non è un mezzo di informazione e non lo è mai stato.

Rifletto, una persona che ha un ruolo istituzionale, forse dovrebbe essere lasciato in pace, congelando i processi che lo riguardano, per lasciargli il tempo di lavorare per lo stato.
C’è sempre tempo per giudicare qualcuno.
Poi ricordo che alla mia iscrizione all’Ordine ho dovuto dichiarare di non avere nessuna causa e processo pendenti, cosa che giudico assolutamente giusta.
Allora che senso ha che io debba rimanere integerrimo, mentre un parlamentare o il presidente del consiglio possono tranquillamente delinquere senza essere perseguiti?
Certo, qualcuno potrebbe dire che il parlamento è lo specchio del popolo e il popolo delinque, a destra e sinistra, ma io sono un sognatore e penso che un politico dovrebbe essere una persona perbene.

Sarà il mio rapporto così distaccato con lo sport, con il calcio, ma il tifo non fa per me.

Non ho mai avuto lo spirito di competizione, la voglia di urlare, di arrabbiarmi, di odiare e alimentare questo clima di ostilità, di cercare di imporre le proprie idee.

Cerco solo di ascoltare e aprire il cuore.
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Ascoltando:
Ryuichi Sakamoto, Sweet Revenge, 1994