lunedì 29 novembre 2010

WOULD YOU BELIEVE?

L'attacco mediatico, definito dai nostri politici come "l'11settembre della diplomazia", è stato sferrato.
I documenti pubblicati su Wikileaks non sono ancora tutti quelli che Assange ha a disposizione, a breve dovrebbero arrivare nuovi dispacci di guerra.
Fino ad adesso nulla di nuovo all’orizzonte, cose che già si sapevano.
Chiacchiere da parrucchiera, o almeno così credo.
Raramente sono entrato in un salone, se non per accompagnare e ritirare mia nonna, usciva con degli splendidi e candidi boccoli, che portava con fierezza.
Quando vado a tagliarmi i capelli da Cesare parliamo d’altro.
Non ci avevo riflettuto sino ad ora, ma una chiacchierata con un mio collega mi ha fatto riflettere.
La rete è un mezzo potentissimo, senza regole apparenti, in cui si può trovare tutto e il contrario di tutto.
Ogni notizia rilevante trova una teoria di complotti pronta a smentirla, altri a sostenerla.
Anche gli altri media si muovono in questa direzione, in una logica straniante in cui ognuno ascolta la voce che più gli aggrada.

La voce del padrone.

Ho letto e visionato decine di siti internet che sostenevano di dire la verità su l’11 settembre, I Tigi, Bologna, J. F. Kennedy e altri “misteri” irrisolti della storia contemporanea.
Mai che riuscissi a trovare informazioni che andassero nella stessa direzione, polveroni di informazioni che ti accecano.
Nessuno oggi si domanda perché tutti i mezzi di informazione oggi diano così importanza alle dichiarazioni del sito di Assange.
Nessun governo prende le distanze, tutti all’unanimità fanno i conti con il sito, con un eco mediatico smisurato per l’esigua portata delle notizie.
Decretando in coro che è tutto vero.
Mai come oggi ci siamo sentiti dire che un sito era così attendibile, in questo clima di incertezza.
Di modernità liquida.
Una pulce in un orecchio: e se fosse tutta una montatura?
Se i documenti in effetti non ci fossero?
Se tutto servisse a creare un precedente per stabilire che è necessaria una regolamentazione della rete, che già esiste in altri stati, più o meno dittatoriali?
Potrebbero convincerci che la nostra privacy è più importante di qualsiasi cosa, anche dei nostri diritti, come è già stato tentato di fare per il decreto sulle intercettazioni.
Spero sinceramente che la rete possa restare libera, affinché i nostri occhi possano vedere ciò che vogliono e non ciò che gli è stato imposto, uccidendo il nostro orizzonte.
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Ascoltando:
Roxy Music, Roxy Music, 1972

giovedì 18 novembre 2010

THE UNKNOWN SOLDIER

Ricordo che uno dei primi regali di Natale per mio fratello, fu una raccolta del meglio dei  Doors, due LP.
In copertina c'era un bianco e nero di Morrison, sfrontato, ammiccante, maledetto.
Dovetti confrontarmi anni dopo con la stessa immagine, al liceo le studentesse impazzivano per i suoi occhi magnetici.

Il film di Oliver Stone fu la mazzata finale, un misto di occultismo, droga e riti sciamanici.
Ingredienti per fare impazzire le mie coetanee, mentre io rimanevo con i miei brufoli a studiare chitarra in cameretta.

Le sequenze di Stone hanno segnato la mia generazione, contribuendo alla costruzione dell'immagine di un mito.

Con il passare del tempo altri colossi degli anni settanta si sono ingigantiti, mettendone in ombra altri.

Forse è per questo che Laura Joplin ha deciso di rivolgersi a uno specialista.
Jeffrey Jampol si occupa di conservare la memoria dei miti.

Il suo piano triennale per Janis prevede la creazione di una linea di gioielli, ristampa degli album, riproduzione della sua chitarra, libri e applicazioni per iPhone.

Manca solo una linea di siringhe.

Nella mia ingenuità, non ho mai minimamente pensato che la mitizzazione di alcuni gruppi musicali, fosse dovuta a dei piani triennali.

Continuare ad alimentare la fiamma di artisti deceduti, consente a chi li amministra di fare soldi facili, grazie a materiale concreto, che non riserba sorprese.

La costruzione dei miti è aiutata da pochi ma essenziali ingredienti come l'assenza fisica dei soggetti interessati, la possibilità di filtrare le cose dette o fatte e soprattutto dalla condizione di poter selezionare le immagini e i filmati. Gli artisti, fortunatamente, non sono costretti a vedere le loro spoglie contese come reliquie di piccole, ma voraci parrocchie.

In questo campo l'Italia, con il comportamento della sua classe dirigente, è all'avanguardia da anni.
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Ascoltando:
The Doors, Waiting for the sun, 1968

sabato 13 novembre 2010

STRADE

In giro per la rete è possibile trovare una serie di filmati (personalmente ne ho visti finora due, ma credo possano essercene altri) titolati “Zeitgeist” e “Zeitgeist Addendum”.
Sono dei video senza scopo di lucro, prodotti in maniera economica, caratterizzati da un’estetica dal gusto tipicamente “lo fi”.
ll messaggio passa chiaro, anche se il filo del discorso a volte si perde, soprattutto nel primo.
Suddiviso in tre parti, Zeitgeist si conclude con l’esposizione del disegno di un visionario esponente del Progetto Venus, Jaque Fresco.
Questo hippie futurista, descrive un pianeta in cui nessuno ha bisogno di lavorare, in cui le macchine permettono alle persone di ottenere beni e alimenti senza fare sforzi.
Egli immagina un futuro in cui il lavoro è in pratica abolito, se non in frammenti e all’interno di logiche completamente avulse da quelle contemporanee.
Rendere disponibili i beni in gran numero a tutti, ne svaluterebbe il valore, ma permetterebbe il libero accesso degli stessi, da parte della popolazione.

Un po’ come sta avvenendo nei  multimedia come la musica e i film.

L’idea di una società senza lavoro mi piace.
Non perché non mi piaccia il mio lavoro, bensì perché credo che restare aggrappati a un’occupazione per sopravvivere sia una degenerazione  dell’uomo.
Il cibo potrebbe essere prodotto, in maniera sufficiente per tutti, a un costo pari a zero, così come i beni di un paniere contemporaneo ragionato.

Non di uno che contenga gli smart phone o i decoder digitali.

Il lavoro dovrebbe essere un’attività gratificante, la quale permette alle persone di poter acquistare dei beni superflui, non quelli necessari.
L’automazione oggi sostituisce i mietitori di grano, le mondine, a volte i vendemmiatori e altre professioni in via di sparizione.
E’ inspiegabile come il costo di queste produzioni sia rimasto pressoché invariato, nello stesso modo in cui questi e tanti altri prodotti, sono il frutto di una quasi totale assenza di manodopera.
Una possibile spiegazione è il fatto che è stata aggiunta tanta burocrazia, figure professionali che vengono coinvolte marginalmente.

Probabilmente il periodo di transizione tra quello industriale (fonderie, sudore e grasso) e l’eden (dove l’uomo potrà cogliere gratuitamente il cibo senza alcuno sforzo) sarà insopportabile.

Non so se il nuovo medioevo somiglierà a quello descritto da Cormac McCarty ne “La strada”.
Sono però fiducioso del fatto che tutto volgerà all’evoluzione.
Un nuovo umanesimo.
Sarà una nuova era senza religione, dove l’uomo finalmente crederà in se stesso assaporando ciò che ha e non quello che gli è stato promesso.
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Ascoltando:
Subsonica, Microchip Emozionale, 1999