Il rilievo è una pratica che prevede la restituzione di
forme articolate in solidi più o meno puri.
A seconda della dimensione dell’oggetto e dell’accuratezza a
cui si vuole arrivare per la definizione dello stesso, vengono utilizzati scanner
tridimensionali, tastatori, geodimetri, profilometri, ed altri sistemi di
misurazione.
Tutte le metodologie prevedono però una operazione
preliminare: il progetto di rilievo.
Il docente di rilievo dell’università ci aveva sottolineato
questo aspetto durante una lezione, spesso è complicato ritornare in un luogo a
prendere delle misure che ci servono, la mancanza anche solo di un dato può
compromettere la possibilità di ridisegnare un edificio in maniera corretta.
Un buon progetto di rilievo ha ovviamente come fine l’ottimizzazione
del tempo.
Se per le parti meno articolate possono bastare poche
misure, dove invece ci sono molte insenature e variazioni, è necessario
aggiungere molti punti, questo per poter arrivare a definirne la forma in
maniera esaustiva.
Lo scultore Antonio Canova, era solito studiare le sue opere
preliminarmente con degli schizzi, in cui rappresentava le figure prese da
diverse angolazioni.
Successivamente egli passava a modellare la creta per
ricavare un negativo in gesso e infine colare il positivo sempre in gesso: sarebbe
stato il vero e proprio modello per la scultura definitiva.
Questi bozzetti, di diverse dimensioni, sono visibili nella splendida gipsoteca
Canoviana a Possagno (TV).
La prima cosa che salta all’occhio osservando le opere
contenute, è l’enorme quantità di puntini neri che costellano le statue in
gesso.
I “repère” sono dei chiodini metallici che venivano infissi
sulle parti più interessanti di un modello, per poter trasferirne le
proporzioni sull’opera originale mediante un pantografo.
Nei volti e nei punti più ostici è possibile osservare una maggiore
quantità di puntini, Canova sapeva che era necessario soffermarsi sui dettagli
per ottenere una verosimiglianza del modello.
Gli esseri umani sono solidi immensamente complessi da
capire, si possono utilizzare strumenti altamente sofisticati e ricostruire mediante
interpolazione azioni e lati oscuri del carattere, ma quello che facciamo è
sempre semplificare delle forme frattali, immensamente complesse, in prismi più
o meno grandi.
Ipotizziamo una funzione che soddisfi l’andamento della
forma al di fuori di punti certi.
Nell’approcciarmi alle forme di espressione, non sono mai
riuscito a soffermarmi sui dettagli, sono sempre stato bravo a cogliere fisionomie
e proporzioni, come se utilizzassi subito una rete a maglie larghe di punti per
tutta la figura intera.
Lo stesso procedimento credo di averlo sempre utilizzato per
cercare di delineare le personalità delle persone che ho incontrato nella mia
vita, dimenticando qualsiasi abbozzo di progetto di rilievo.
A differenza dei solidi geometrici, la bontà della
restituzione dell’immagine di un essere umano è frutto solo di due variabili:
la quantità di punti e la loro posizione.
I dati mancanti, infatti, per sicurezza sarebbe meglio non ipotizzarli.
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Ascoltando:
U2, Achtung Baby, 1991